Come faccio a farmi pubblicare?
Vi proponiamo questo articolo tratto dal numero 118 di «Scuola di Fumetto», in uscita a metà aprile in tutte le edicole italiane.
Il pubblico e gli editori tutti ne danno il triste annuncio: non ci sono trucchi, viene pubblicato chi sa fare bene il suo lavoro, lo fa con umiltà e ha quel minimo di intelligenza sociale da sapersi proporre agli editori.
Di questo argomento, dal numero #111 in poi abbiamo parlato un bel po’, ma siccome alla rivista arrivano sempre nuovi lettori, diventa necessario alle volte fare un po’ di ripetizione!
Innanzitutto, ecco un po’ di ovvietà che ti avranno già detto: devi saper disegnare (o scrivere, o sceneggiare bene), ti devi esercitare un minimo di 4 ore al giorno, per anni, talvolta lasciandoti guidare da un docente che – avendo esperienza – può con una frase farti risparmiare mesi di errori.
Se a me editore mandi una tavola discreta, con qualche errore di anatomia, con qualche errore di prospettiva, con qualche ingenuità qua e là, io ti rispondo di esercitarti ancora un anno e farti risentire: ma ecco che dopo un anno torni e fai gli stessi errori di prima, perché, invece che metterti a disegnare 4 ore al giorno tutti i santi giorni della tua vita, nel corso di quei 12 mesi ha in pratica disegnato 20 tavole complete e stop. Non funziona così.
Aggiungo un suggerimento meno ovvio: disegna su fogli che poi butterai! Scordati di queste maledette “tavole complete”. Prendi un taccuino e disegna tutto quello che vedi, sempre, continuamente, facendo milioni di errori e buttando via tutto. Quando riapriranno, disegna sulle tovaglie di carta dei pub, senza farti arrestare, la gente intorno a te, un panino, quello che è.
La voglia tutta presuntuosetta che ha l’esordiente di fare sempre un lavoro “finito”, una tavola “completa”, un disegno che possa mostrare a mamma e papà per farsi dire quanto è bravo, lo rallenta moltissimo!
Disegna 6 mesi 4 ore al giorno con la promessa di stracciare sempre il risultato finale: vedrai come migliorerai più in fretta senza la paura di sbagliare! Senza perdere il 70% del tuo tempo a rifinire e solo il 30% a imparare. Non fargli manco la foto eh!
E, ultima ovvietà, leggi fumetti, osserva quadri, guarda film, metti il fermo immagine ogni tanto. Se sei uno sceneggiatore, guarda i film senza audio: come si è arrivati da una inquadratura a un’altra? Quali sono le regole? Scomponi i fumetti senza leggere i balloon: come si è arrivati da una vignetta a un’altra? Devi essere una spugna. Assorbi, assorbi da tutti. Dovresti prima o poi arrivare a capire che la strada che hai scelto non è una “pazziarella”, richiede il tuo impegno e il tuo sangue. È una cosa seria. Se non la tratti come una cosa seria si offende e non ti darà risultati.
A parte, quindi, questa cosa ovvia (“per pubblicare devi saper scrivere o disegnare”), come si fa a pubblicare? Bisogna proporsi alle case editrici con educazione e umiltà, seguendo magari il seguente semplicissimo percorso.
- Vai sul sito della casa editrice. Osservalo.
- Se vuoi proporti come disegnatore, trovi che pubblichino opere simili a quel che tu fai?
Se vuoi proporre un fumetto horror che stai disegnando, loro si occupano di horror? - Cerca di capire questa casa editrice chi è, che fa, cosa vuole. Se non fa al caso tuo, non darle fastidio, lascia perdere, vai oltre, cerca altro.
Non c’è niente di più avvilente per un editore che ricevere una proposta da uno che evidentemente non ha la più pallida idea di chi sei e cosa pubblichi. Gli editori di fumetto che contano sono una ventina in Italia. Se tu non mi conosci devo dedurre che non conosci niente del settore, non ti documenti, non leggi, “non sai dove stai di casa”.
Mettiamo che invece fa al caso tuo. Cerca i contatti. C’è la mail della redazione? C’è solo info?
Trova la mail più adatta e scrivi a quella. A volte gli editori scrivono chiaramente come desiderano essere fatti le proposte, segui le loro istruzioni.
Presentati per 3-4 righe, tanto non ne leggeremo di più: riceviamo 100 proposte al giorno e nessuno ci paga per leggerle, quindi non ha senso scrivere un pippone su come hai scoperto l’amore per la Nona Arte: veramente non mi interessa. Se nascerà una amicizia successiva, sarà bello parlarne, se ti intervisteranno, altrettanto. Ora non è il momento. Ora è il momento di essere gentile, educato, umile, e sottoporre alla casa editrice la tua proposta.
Attenzione: non umile perché l’editore è Dio e tu devi baciargli i piedi, ma umile perché è più bello lavorare con persone quiete, disponibili, piuttosto con uno che si presenta come il più grande disegnatore mai esistito che però non è mai stato pubblicato perché c’è una cospirazione dei rettiliani contro di lui.
Quindi, breve introduzione, un pdf col tuo curriculum (se esistente) in allegato, un pdf col tuo portfolio in allegato.
Se questa roba “pesa” troppo, ossia più di 3-4 mega, allora meglio caricarla su WeTransfer o Dropbox e fornire il link da scaricare all’editore, così non gli appesantirai la posta elettronica. Una volta si intasavano le poste elettroniche, oggi invece no, però comunque ricevere una mail di 10 mega non fa piacere: nel tempo gmail o altro provider diventerà troppo pieno e l’editore sarà costretto a pagare di più un tanto al mese per le caselle di posta elettronica, per avere più spazio, ma per prima cosa cancellerà in automatico tutte le mail che superano i 5 mega. Io preventivamente lo faccio all’inizio: cancello tutte le mail che posso, subito, se superano i 5 mega. Così mi diventa anche poi impossibile cercare una conversazione. Mi hai mandato una mail di più di 5 mega? Ok, ci vediamo all’inferno.
Quindi: documentati sull’editore, invia breve mail umile con portfolio e curriculum.
Poi cerca altro editore, documentati, se fa al caso tuo invia altra email. No mail copia e incolla.
Ripeti per tutti gli editori italiani. Se vuoi poi traduci tutto quando e ripeti per tutti gli editori stranieri. Farsi pubblicare le prime volte è un lavoro duro, che va fatto con intelligenza e dedizione.
Nicola Pesce
www.instagram.com/NicolaPesceHimself